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Peacereporter: l'Italia non ripudia la guerra in Afghanistan

GB
Fonte: Unimondo - 22 maggio 2008

"L’Italia non ripudia la guerra": è il titolo di un editoriale di Peacereporter a commento delle recenti dichiarazioni del ministro degli Esteri, Franco Frattini, sui prospettati cambiamenti dei "caveat" della missione militare italiana in Afghanistan. "Dopo aver incontrato il suo omologo canadese Maxime Bernier, il ministro Franco Frattini ha scoperto le carte del governo Berlusconi sull’impegno militare italiano in Afghanistan - riporta l'editoriale. Frattini ha dichiarato che “c’è bisogno di adeguarsi rapidamente alle minacce” e che quindi l’Italia è “pronta a discutere con la Nato la revisione dei caveat” al fine di garantire una “maggiore efficacia e flessibilità di impiego delle nostre truppe”.

Ciò significa, spiega Peacereporter, che "da agosto in poi i duecento incursori italiani della Task Force 45 e i nostri elicotteri da guerra della Task Force Fenice potranno venire liberamente e stabilmente impiegati nella guerra contro i talebani nel sud dell’Afghanistan. E che le mille truppe italiane da combattimento dei due Battle Group attivi dalla prossima estate nel settore ovest potranno operare con le regole d’ingaggio Nato, quindi non dovranno più limitarsi a entrare in azione solo in caso di attacco talebano, ma potranno effettuare anche operazioni offensive preventive come fanno oggi le truppe Usa, britanniche e canadesi nel settore meridionale. Con buona pace dell’articolo 11 della Costituzione secondo cui 'l’Italia ripudia la guerra'" - conclude l'editoriale.

Il quotidiano online 'Peacereporter' è da tempo attento e critico osservatore della vicenda militare in Afghanistan grazie anche alla vicinanza all'organizzazione umanitaria Emergency presente in Afganistan dal 1999. Nei mesi scorsi Peacereporter aveva denunciato che i militari italiani sono stati ripetutamente impiegati in "operazioni di guerra" come l'operazione l'operazione Sarissa.

E, nei giorni scorsi, un articolo di Enrico Piovesana segnalava come l'inviato speciale delle Nazioni Unite sulle esecuzioni sommarie, arbitrarie ed extragiudiziali, Philip Alston, ha denunciato il ricorso, da parte delle forze d’occupazione straniere, a “squadroni della morte” composti da “milizie irregolari afgane” per combattere una guerra sporca contro la guerriglia talebana. “Ho raccolto molte testimonianze di violenti raid contro presunti insorti condotti da milizie afgane pesantemente armate agli ordini di militari stranieri” - ha dichiarato Alston a Kabul. “Azioni che spesso si concludono con l’uccisione dei sospetti, senza che nessun esercito o istituzione se ne prenda la responsabilità. Queste unità segrete, chiamate Campaign Forces, pur essendo sottoposte a una regolare catena di comando, operano al di fuori di ogni legge e nella più totale impunità. E’ una situazione assolutamente inaccettabile”. L’inviato speciale dell’Onu ha spiegato che queste milizie operano in tutte le zone ‘calde’ del Paese, dalle province di Helmand e Kandahar nel sud a quella di Nangarhar nell’est.

Nell'editoriale a commento delle dichiarazioni del ministro degli Esteri italiano, Peacereporte segnala il "progressivo allentamento da fine 2006 a oggi" dei caveat cioè delle limitazioni imposte dal governo nazionale all’impiego delle truppe che operano in una missione internazionale. Essi riguardano due aspetti: l’area geografica di operazione e le regole d’ingaggio. "Su pressione di Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada, il governo di centro-sinistra autorizzò segretamente una maggiore flessibilità nel rispetto dei caveat. Questo permise un sostanziale adattamento dell’Italia alle nuove regole d’ingaggio della Nato e quindi la partecipazione dei nostri soldati e delle nostre forze speciali a diverse operazioni di combattimento, offensive e non più solo difensive" - afferma Peacereporter.

"La limitazione geografica dell’impiego del nostro contingente è rimasta invece sempre in vigore: i nostri elicotteri non vennero inviati in soccorso dei britannici circondati dai talebani a Musa Qala, le nostre truppe, comprese le forze speciali, non hanno mai varcato i confini meridionali del settore ovest. Ma nei mesi scorsi anche questa limitazione pare sia venuta meno: secondo indiscrezioni, a marzo il governo Prodi ha autorizzato la partecipazione degli incursori italiani della Task Force 45 a un’operazione anti-guerriglia (ufficialmente si trattava di un’esercitazione) delle Sas britanniche e dei Berretti Verdi statunitensi nelle province meridionali di Helmand e Kandahar".

Note: Articolo al link http://www.unimondo.org/article/view/159315/1/
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