ControllArmi

ControllArmi

RSS logo
Nuova policy sugli armamenti di UBI Banca

Campagna Banche Armate e Rete Disarmo: alcuni buoni passi verso un più preciso controllo del commercio di armi

Fonte: Rete Disarmo - Campagna Banche Armate - 09 ottobre 2007


"La nuova policy del gruppo UBI Banca in merito alle operazioni nel settore del commercio degli armamenti segna un ulteriore ed significativo passo in risposta alle domande di trasparenza e di responsabilità etica messe in campo, fin dal 2000, dalla Campagna di pressione alle 'banche armate'". Così Giorgio Beretta - coordinatore della Campagna nazionale promossa dalle riviste Missione Oggi, Mosaico di pace e Nigrizia e che si muove nell’ambito della Rete Italiana per il Disarmo - commenta la nota diffusa da UBI Banca sulle nuove linee guida del Gruppo per l’operatività nel settore degli armamenti.

"A fronte di istituti di credito che negli anni scorsi avevano adottato politiche diverse sulla fornitura di servizi all'esportazione di armi italiane, valutiamo positivamente che il gruppo UBI Banca abbia definito una precisa e rigorosa linea di condotta comune anche confrontandosi con le associazioni della società civile che in questi anni hanno sostenuto la campagna" - continua Beretta.

Anche il merito del documento raccoglie positive considerazioni da parte di esponenti della Rete Disarmo. Andrea Baranes (Fondazione Culturale Responsabilità Etica e Campagna Riforma Banca Mondiale) afferma infatti: “E' in particolare stato fatto un passo in avanti importante rispetto alla maggior parte delle policy oggi esistenti sul piano dell'implementazione: UBI Banca cita esplicitamente alcune reti e organizzazioni attive nell'ambito dei diritti umani, degli armamenti e della trasparenza, dichiarando di prenderle a riferimento per valutare l'ammissibilità di ogni singola operazione”.

"Seppur non si tratti di una totale cessazione delle operazioni è certamente positivo che siano stati introdotti criteri oggettivi, trasparenti e soprattutto più stringenti per la fornitura di servizi in appoggio al commercio di armi. Un commercio - sottolinea ancora Giorgio Beretta - che dall'entrata in vigore di una buona legge come la 185/90 non ha però impedito la fornitura di armi anche a Paesi in conflitto come l'Eritrea ma anche a India e Pakistan che anzi risultano tra i principali acquirenti di armi italiane, a paesi dove si compiono gravi e reiterate violazioni dei diritti umani e civili come Cina, Algeria, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, e a Paesi poveri e altamente indebitati che spendono ingenti risorse nel settore militare come lo stesso Pakistan, il Cile e il Perù. La nostra analisi dei dati del quindicennio dell’entrata in vigore della legge 185/90 mostra infatti che più del 40% delle esportazioni di armi italiane è diretta a Paesi fuori dall’Unione europea e della Nato e, nello specifico, a Paesi del Sud del mondo" – conclude il portavoce della Campagna di pressione alle ‘banche armate’.

“E' da notare anche la decisione di segnalare il numero di operazioni alle quali è stata rifiutata l'autorizzazione in base a questa nuova policy - pone in chiaro inoltre il coordinatore della Rete Francesco Vignarca - e ciò costituisce uno strumento molto utile, per il pubblico e per la stessa banca, per valutare l'efficacia delle scelte approvate”.
Le migliori linee guida hanno ben poco valore pratico se non vengono applicate in maniera rigorosa e puntuale. Per questo motivo, le reti e organizzazioni della società civile impegnate sui temi della pace e del disarmo continueranno a monitorare con attenzione il comportamento del gruppo UBI Banca (che ha dichiarato di esplicitare i criteri di scelta tramite sito internet e bilancio sociale) e di tutte le altre banche italiane, chiedendo come primo passo l'applicazione completa e trasparente delle linee guida riguardanti i rapporti con il settore degli armamenti.
“Ci piacerebbe poi in un futuro prossimo che tutte le banche segnalassero non solo le transazioni di pagamento relative a vendita di armamenti, ma anche destinatari ed importi dei finanziamenti e delle aperture di credito che vanno a vantaggio delle industrie a prevalente produzione militare”, conclude Baranes.
Uno dei passi di ulteriore trasparenza da sempre richiesti dalla Rete Italiana per il Disarmo per completare ed innalzare il controllo possibile su un commercio che nulla ha di ordinario e che riguarda invece strumenti di offesa molto pericolosi.

Allegati

  • PDF logoIl documento è in formato PDF, un formato universale: può essere letto da ogni computer con il lettore gratuito "Acrobat Reader". Per salvare il documento cliccare sul link del titolo con il tasto destro del mouse e selezionare il comando "Salva oggetto con nome" (PC), oppure cliccare tenendo premuto Ctrl + tasto Mela e scegliere "Salva collegamento come" (Mac).
.