Ivrea mobilitata contro i caccia

Pierangelo Monti

Un no deciso agli F35 è stato manifestato sabato scorso in piazza a Ivrea, come in altre cento piazze d’Italia, nella Giornata culmine della Campagna ““Taglia le ali alle armi!” indetta da Rete Disarmo, Tavola della Pace, Sbilanciamoci.

Gli organizzatori e i manifestanti non si accontentano della decisione del governo Monti di ridurre di un terzo la spesa per i nuovi cacciabombardieri, Joint Strike Fighter,  voluti quindici anni fa da Bush e ordinati per l’aeronautica italiana dall’allora ministro della difesa Andreatta, per Manifestazione NO F35 a Ivrea arricchire qualche gerarca del complesso militare-industriale e bilanciare in senso filoamericano l’acquisto di 100 Eurofighters di fabbricazione europea, sempre a spese del popolo italiano.

Come è stato ricordato nel presidio in piazza, la contrarietà non è solo verso la spesa di 15 e più miliardi, che appare a chiunque insostenibile in questa fase di crisi, ma è contro l’intero programma di riarmo con aerei progettati per attaccare e bombardare i nemici in guerre fuori dai confini nazionali: cioè aerei di attacco non di difesa e dunque armi di distruzione totale (infatti possono portare anche bombe atomiche) che non dovrebbero essere consentite per una nazione come la nostra che ripudia costituzionalmente la guerra.

NESSUN CACCABOMBARDIERE: stava scritto in grande sopra una sagoma di F35 disegnata dentro un segnale di divieto (la mancata lettera i è evidentemente voluta).

Questo si è chiesto al governo con l’appello sottoscritto in Italia da quasi 50.000 persone e firmato da 315 persone durante il presidio a Ivrea, mentre i bravi giovani dei complessi Red Wine e Prisma rallegravano la manifestazione con le loro belle canzoni. La piazza Ferruccio Nazionale, davanti al municipio, per oltre due ore è stata molto animata e colorita: i partecipanti hanno scritto in grande NOF35 con i loro corpi, sedendosi a terra; i bambini con i loro genitori hanno colorato sul cartone un grande Jet, che è poi stato tagliato a pezzi e hanno disegnato ciò che vorrebbero vedere prodotto al posto degli aerei da guerra: scuole, treni, case, giochi, ospedali. Tante cose, di cui ha realmente bisogno la gente, che non funzionano e non si fanno per mancanza di soldi. Tanti programmi che darebbero lavoro a molti più lavoratori di quelli occupabili nello stabilimento della Lockheed Martin e Alenia a Cameri, vicino a Novara.

A proposito di lavoratori che fabbricano strumenti di morte, è stata letta la mozione approvata all’unanimità dai lavoratori delle Officine Moncenisio di Condove, in Val di Susa, quando nel 1970 la dirigenza pensò di produrre armi oltre al materiale tessile e ferroviario. Con quella protesta impedirono quella riconversione industriale alla rovescia. Quei lavoratori chiedevano tra l’altro che “il pubblico denaro, che è denaro dei lavoratori, sia investito nella costruzione e nella fabbricazione di cose utili ai loro interessi, richieste dalla loro dignità umana, rivendicate dal loro senso di giustizia e dal loro amore alla pace di cui l’umanità ha estremo bisogno”. “La pace si costruisce lavorando per il bene dei popoli e per la giustizia sociale e internazionale, rifiutando e avversando ogni forma di complicità e connivenza con i preparatori e i promotori dei conflitti armati e con il vergognoso e criminoso commercio delle armi il cui utile puzza di sofferenza e di morte e gronda di sangue fraterno”. Sulla stessa tesi è tornato il sindaco Carlo Della Pepa, portando l’adesione dell’amministrazione comunale e idealmente di tutta la città alla manifestazione. Ha ringraziato le tante persone e associazioni che l’hanno organizzata e ha auspicato una chiara presa di posizione di tutti (organizzazioni, chiese, sindacati) contro tali dispendiosi progetti militari. Menzionando la sua scelta di obiettore di coscienza al servizio militare, ha affermato che nessuno dovrebbe permettersi di costruire strumenti che portano a uccidere esseri umani. Ha chiesto al governo di andare avanti con più coraggio sulla linea della riduzione delle spese militari, affrontando senza remore la questione degli armamenti. “Per la pace occorre rafforzare la cooperazione internazionale e la diplomazia”. Su questi aspetti la città di Ivrea, ha affermato il sindaco, è molto più sollecita e attenta del governo italiano. E la manifestazione di sabato ne è una dimostrazione.

Sono intervenuti poi Rosanna Barzan del Centro Documentazione Pace (con poesie di Bertolt Brecht) e Silvio Salussolia di Pax Christi ricordando i più significativi interventi della Chiesa Cattolica contro la corsa agli armamenti e le critiche della diocesi di Novara, nel cui territorio c’è Cameri.

Appunto a Cameri sabato 24 marzo alle 14 sono invitati a una “Manifestazione Popolare contro la Fabbrica della Morte” tutti coloro che non vogliono alcun caccia F35.