Il programma Joint Strike Fighter: costi, problemi ed analisi della partecipazione italiana

documento predisposto in vista della audizione alla Commissione Difesa della Camera dei Deputati della Rete Italiana per il Disarmo
Fonte: Rete Italiana per il Disarmo - 08 marzo 2012

Introduzione e punto di vista della campagna “Taglia le ali alle armi!”

“Taglia le ali alle armi”  è una campagna di mobilitazione e pressione da parte dell’opinione pubblica che si pone l’obiettivo di non far acquistare al nostro Paese i previsti cacciabombardieri Joint Strike Fighter F-35 con capacità di trasporto di ordigni nucleari. Secondo gli accordi del Memorandum of Understanding del 2007 il numero inizialmente previsto di aerei da acquistire per l’Italia era fissato in 131 (con un costo di solo acquisto che si sarebbe aggirato sui 15 miliardi di euro). Dal 2009, momento del via libero definitivo alla fase di acquisto del programma da parte delle Commissio Stop F-35 ni parlamentari, i Governi in carica hanno tenuta bloccata la decisione definitiva, ma a breve il nostro Paese potrebbe perfezionare l’acquisto: il recente annuncio del Ministro Di Paola di riduzione a 90 esemplari non pone comunque una certezza in tal senso poiché nessun contratto è ancora stato firmato ed è quindi fermare in toto questo acquisto (oltretutto noi crediamo che sarebbe più opportuno scegliere dopo la discussione ed approvazione della ristrutturazione complessiva della Difesa, che deve passare per una discussione parlamentare).

Quello del caccia F-35 è un programma che ad oggi ci è costato già 2,7 miliardi di euro e ne potrebbe costare circa 10 miliardi con una riduzione a 90 del totale di velivoli (il prezzo unitario si alzerà, secondo l’azienda produttrice Lockheed Martin) arrivando complessivamente ad un impatto tra i 15 e i 20 miliardi nei prossimi anni. Senza contare il mantenimento successivo di tali velivoli.

L’Italia è quindi in gioco, come partner privilegiato, nel più grande progetto aeronautico militare della storia, costellato di problemi, sprechi e budget sempre in crescita, mentre diversi altri paesi partecipanti - tra cui Gran Bretagna, Norvegia, Olanda, Danimarca e gli stessi Stati Uniti capofila! - hanno sollevato dubbi e rivisto la propria partecipazione. In questo periodo di crisi e di mancanza di risorse per tutti i settori della nostra società, riteniamo che sia importante effettuare pressione sul Governo italiano affinché decida di rivedere la propria intenzione verso l’acquisto degli F-35, scegliendo altre strade più necessarie ed efficaci sia nell’utilizzo dei fondi (verso investimenti sociali) sia nella costruzione di un nuovo modello di difesa. La strada che la nostra campagna ha scelto (pur partendo da prospettive di disarmo complessivo e di approccio nonviolento alla difesa del Paese) è stata perciò quella di verificare costi, benefici, impatti e convenienza della scelta complessiva. Una prospettiva più propria del “contribuente” in generale che del mondo del disarmo e del pacifismo, proprio perchè riteniamo che - come per tutta una serie di altre porzioni della spesa pubblica - i cittadini italiani abbiano diritto e dovere di conoscere per poter esprimere un proprio parere ed una propria scelta attraverso i propri rappresentanti in Parlamento. Un atteggiamento critico e di approfondimento che dovrebbe essere comune a tutti, indipendentemente dal punto di partenza ideale, e che in questi anni sul programma JSF ha invece scontato un buco informativo profondo e molto grave. Tanto è vero (e lo si è ricordato anche nelle precedenti audizioni di questa Commissione) solo in questo 2012, anche sulla spinta della nostra campagna e della accresciuta attenzione dell’opinione pubblica sul caso dei caccia F-35, i dati e i numeri sul programma sono di nuovo approdati nelle discussioni parlamentari.

Pur con questa perecisazione di impostazione (che guiderà anche la nostra esposizione davanti a questa Commissione) le nostre organizzazioni non vogliono perdere di vista anche la propria mission ideale e quindi noi continuiamo a pensare che l’esempio del programma Joint Strike Fighter deve quindi servire come emblema degli alti sprechi legati alle spese militari e della necessità di un forte taglio delle stesse verso nuovi investimenti più giusti, sensati, produttivi.
La nostra Campagna si pone infatti in prospettiva anche l’obiettivo del disarmo con una forte riduzione delle spese militari per giungere ad una impostazione di difesa rispondente al nostro dettato Costituzionale che prevede il ripudio della guerra per la soluzione delle controversie internazionali. Per rispondere alla seconda parte dell’articolo 11 della Costituzione, cioè la promozione di organizzazioni internazionali che assicurino la pace e la giustizia tra le nazioni secondo, a nostro parere occorre creare corpi di polizia affiancati da corpi civili di pace in ambito sia di Nazioni Unite che di Unione Europea.
Diversamente da come vengono dipinte in maniera “naif” le nostre posizioni l’alternativa, come in tutte le cose, esiste ed è tangibile perché non è vero che se non vogliamo l’F-35 significa automaticamente che non vogliamo difenderci o vogliamo declassare il prestigio del nostro Paese. Riteniamo infatti che il vero prestigio internazionale non derivi dallo sfoggiare portaerei e cacciabombardieri, così come che l’eccellenza non per forza è da costruire in campo militare. A supporto della continuazione italiana nel programma JSF vi viene decco che dobbiamo rispettare gli impegni internazionali: lo stesso però non avviene quando come Paese non lo facciamo per la cooperazione allo sviluppo, per la quale siamo il fanalino di coda fra i paesi donatori.
Ma l’F35 lo abbiamo preso di mira anche perché è l’esempio palese di come in nome della “difesa della nazione” si sperperano soldi pubblici che arrivano dalle tasche di noi contribuenti. Quindi un discorso che va oltre le questioni della difesa o dell’etica della pace, ma riguardano l’amministrazione del bene pubblico.
In questo opuscolo vogliamo fornirvi tutti gli elementi per permettervi di “indignarvi” di fronte a questa scelta poco strategica per la nostra difesa, inutile e costosa, e magari attivarvi con le varie modalità previste dalla campagna per chiedere al nostro Governo un ripensamento sull’acquisto dell’F35.

Nel corso dell’audizione, e in maniera scritta e sintentica in questo documento che depositiamo agli atti, espliciteremo sia la nostra posizione complessiva sul programma Joint Strike Fighter sia i dati da noi raccolti in questi mesi di mobilitazione. Ma cercheremo anche, sui vari aspetti, di rendere evidente tramite continui richiami anche un “confronto” con quanto dichiarato dai rappresentanti del Ministero della Difesa (a partire dal Ministro Di Paola per passare ai funzionari del Segretariato Generale della Difesa) in queste ultime settimane, sia in sede ufficiale che in ambito pubblico. Il motivo è semplice: abbiamo ovviamente una posizione diversa da quella esposta dal Ministero ma soprattutto ci sembra che - purtroppo - il grado di trasparenza e di comunicazione precisa e documentata sulla partecipazione italiana al programma Joint Strike Fighter stato basso e non sufficiente.

Note: La campagna “Taglia le ali alle armi”

Tutte le informazioni sulla nostra mobilitazione su trovano sul sito www.disarmo.org/nof35 oppure sui siti delle organizzazioni promotrici: www.perlapace.it - www.sbilanciamoci.org- www.disarmo.org

Questo documento (derivante in parte dal rapporto “Tutto quello che dovreste sapere sul cacciabombardiere F-35 e la Difesa non vi dice” recentemente pubblicato dalla Campagna) è stato elaborato a cura di Francesco Vignarca con la collaborazione di Rossana De Simone, Massimo Paolicelli, Gianni Alioti, Giorgio Beretta, Maurizio Simoncelli.

Allegati

  • Rete Italiana per il Disarmo - Fonte: Rete Italiana per il Disarmo
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