F35: Il governo studia tagli alla Difesa al 50% anche per i caccia Usa. A maggio il voto in Parlamento

Angela Mauro
Fonte: Huffington Post - 18 aprile 2014

Non se ne parlava più dal giorno della visita del presidente degli Stati Uniti Barack Obama a Roma, il 27 marzo scorso. Nel colloquio con l’interlocutore americano, Matteo Renzi non scese nel dettaglio dei piani dei tagli alla difesa che il governo in fondo non ha mai escluso dall’orizzonte dei suoi piani economici. Men che meno, Obama e il premier italiano parlarono dei 90 F-35 che l’Italia ha commissionato alla americana Lockheed Martin con uno stanziamento pari a 12 miliardi di euro. Però l’idea di andare a incidere proprio lì sull’acquisto dei caccia nonché sulle altre voci di spesa per i sistemi d’arma è mai tramontata a Palazzo Chigi. Ci hanno lavorato il sottosegretario Graziano Delrio e il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini, a stretto contatto con il gruppo Pd in commissione Difesa e le aree del partito più sensibili all’argomento. E ora il piano, a meno di stravolgimenti dell'ultim'ora, sarebbe in dirittura d’arrivo: pronto per approdare all’assemblea dei deputati del Pd ai primi maggio che sarà seguita dalle prime votazioni in Commissione Difesa.

F35 Money L’ipotesi cui si sta lavorando per recuperare risorse da redistribuire - a cominciare dagli 80 euro in più nelle buste paga per i redditi fino a 28mila euro, a partire da maggio – è quella di dimezzare gli stanziamenti previsti per gli F-35: da 12 a 6 miliardi di euro. Perché si ragiona a partire dal taglio dei costi, non dalla riduzione degli aerei ordinati. Lo stesso criterio di abbattimento del 50 per cento dei costi dovrebbe essere adottato per il programma dell’esercito ‘Forza Nec’, che al momento assorbe 20 miliardi di euro dalle casse dello Stato. Il principio generale resta quello indicato anche nel documento elaborato dal gruppo del Pd in commissione Difesa, al termine dell’indagine conoscitiva sui costi dei sistemi d’arma. E cioè: tradurre in realtà la proposta avanzata a suo tempo dall’ex ministro della Difesa Di Paola (governo Monti) e mai attuata. Vale a dire: equilibrare le “spese per la ‘funzione difesa’ sulla base del paradigma 50-25-25, cioè 50 per cento per il personale, 25 per cento per l’esercizio e 25 per cento per gli armamenti”. Se così fosse, si produrrebbero “risparmi nella spesa militare per armamenti non inferiori ad un miliardo di euro annui per il prossimo decennio”. Al momento, invece, gli investimenti previsti per i sistemi d’arma per i prossimi anni eccedono la quota del 25 per cento prevista da Di Paola.

E’ vero che il documento conclusivo elaborato dal gruppo Dem in commissione Difesa è molto più avanzato del testo prodotto dalla mediazione tra i gruppi nella stessa commissione di Montecitorio. Ma, secondo fonti Pd, il lavoro di Delrio e Guerini in queste settimane è servito proprio a convincere le resistenze, presenti anche nello stesso Partito Democratico. F35 Tornare indietro - Biani Fuori dal Pd, basti vedere l’inedita dichiarazione del leader Udc Pier Ferdinando Casini: “Gli impegni militari servono ma io credo che faccia bene il governo, pur confermando gli impegni internazionali, ad alleggerire il programma previsto sugli F35 perché siamo in una fase di difficoltà economiche e abbiamo necessità di dare ossigeno all'economia». A meno di cambiamenti di rotta dell’ultimo minuto, il decreto che il governo varerà domani per i tagli all’Irpef per i ceti medio bassi e per le altre misure economiche, dovrebbe contenere anche una voce relativa ai tagli alla Difesa. Poi, subito dopo il ponte del primo maggio, si andrà al lavoro in Parlamento: assemblea del gruppo Pd, commissione Difesa, aula.

Si tratta di una tabella di marcia che raccoglie il plauso della Rete Italiana per il Disarmo, da tempo attiva sulla questione F-35 e dei tagli alla Difesa e in contatto anche in queste ultime settimane con esponenti parlamentari per andare avanti sul dossier. "Le ipotesi di taglio basate su fondi e non su numeri di aerei - dice il coordinatore della Rete, Francesco Vignarca - è un passo avanti perché rende il tutto più concreto e non legato a piani di acquisto del Segretariato Generale della Difesa - Direzione Nazionale Armamenti, che possono essere poi modificati..". Però ora devono seguire i fatti. Perché, aggiunge Vignarca, "tutto questo mal si concilia con il mancato blocco (formale, efficace, concreto) da parte del Governo verso il Segretariato generale della Difesa e relativo a nuovi atti contrattuali. Nel documento Pd (e non solo) si parla invece esplicitamente di un blocco simile. Speriamo non diventi efficace solo a 'buoi scappati'...".