F-35, Cameri non raddoppia: smentita sulla produzione per gli Usa

La comunicazione da Alenia e Lockheed Martin. Arriverà la manutenzione degli m-346
Claudio Bressani
Fonte: La Stampa

Non esiste alcuna ipotesi di un «quasi raddoppio» del numero di F-35 che saranno costruiti a Cameri grazie a un accordo per assemblare qui anche una quota di quelli destinati agli Stati Uniti. L’eventualità è stata prospettata nei giorni scorsi da Rid, Rivista Italiana Difesa, secondo cui Alenia Aermacchi e Lockheed Martin starebbero negoziando un’intesa in questo senso perché - aveva spiegato il direttore della pubblicazione - «gli americani preferiscono costruire più aerei a Cameri anziché ampliare lo stabilimento di Fort Worth in Texas».

La smentita arriva da tutte e due le aziende, Alenia e Lockheed Martin. Ad interpellare entrambe è stato Silvio Lora Lamia, 61 anni, giornalista milanese specializzato in questioni aeronautiche, tra i fondatori, per 30 anni redattore e poi condirettore di «Volare», ora collaboratore della rivista «Analisi Difesa». E’ lui ad aver firmato ad ottobre la clamorosa intervista in cui il generale Claudio Debertolis, segretario generale della Difesa, ha ammesso che il costo del nuovo supercaccia non è 80 milioni di dollari, come riferito a febbraio in Parlamento, ma supera i 127, oltre il 50% in più. Lora Lamia è l’esperto invitato a Novara il 29 marzo scorso a coordinare un dibattito sugli F-35 promosso da Pd, Sel e Idv.

«L’ipotesi di assemblare in Italia velivoli destinati agli Stati Uniti - spiega - mi era parsa inverosimile solo pensando alle possibili reazioni dei sindacati americani e delle lobbies del Congresso. Per questo mi sono subito rivolto ad Alenia. Non direttamente però perché non serve, ti rimandano al Governo che ti rimbalza al ministero della Difesa e alla fine non si viene a capo di nulla. Ho sfruttato canali informali, mie fonti interne all’azienda. “Quella è una barzelletta”, mi hanno detto testualmente».

Ma Lora Lamia non si è fermato lì e mercoledì ha scritto direttamente a Lockheed Martin. Non si aspettava una risposta in tempi rapidi e invece già ieri pomeriggio, dopo poco più di 24 ore, è arrivata la mail. Di chiarezza estrema. Punto primo: «Tutti gli F-35 per gli Stati Uniti sono programmati per essere fabbricati a Fort Worth, Texas». Punto secondo: «Non c’è alcun bisogno di ampliare gli impianti di Fort Worth in quanto la fabbrica esistente ha sufficiente spazio per supportare la produzione di F-35 al massimo livello programmato».

«Più che un’ipotesi concreta - conclude Lora Lamia - quello di costruire in Italia i caccia per gli americani mi sembra un “ci piacerebbe tanto”. Perché esiste davvero il problema che l’impianto Faco di Cameri, costato allo Stato 800 milioni, è sovradimensionato. Avrà una capacità di assemblare due velivoli al mese e per i primi tempi invece si parla di trequattro all’anno. Economicamente è un problema. Anche per questo l’Aeronautica sta pensando di “riempire” quegli spazi con altre attività. Accanto agli F-35 e alla manutenzione degli Eurofighter e dei Tornado, intende portarvi anche quella degli aerei da addestramento M-346. Oggi sono schierati a Lecce e lì c’è anche il reparto manutenzione velivoli, che dovrebbe chiudere per essere spostato a Cameri».