Caccia F-35, le associazioni attaccano: «Nessuna penale se non li compriamo»

I 131 aerei costerebbero all'Italia circa 15 miliardi di euro. Alcuni Paesi si sono ritirati dal programma: «Troppo cari»
Fonte: Il Messaggero - 03 gennaio 2012

ROMA - Nessuna penale per l'Italia se non si acquisteranno i 131 caccia F-35 al centro delle polemiche: lo affermano la Rete Italiana per il Disarmo e la Campagna «Taglia le ali alle armi», che chiedono a gran voce un dibattito pubblico e in Parlamento per fermare «un progetto problematico e mastodontico». Il costo dell'operazione si aggira attorno ai 15 miliardi di euro: poco meno di 120 milioni ad aereo. Soldi che hanno sollevato un coro di polemiche tra le forze politiche e nel Web.
Taglia le ali alle armi
Nessuna penale se i caccia non si comprano. «Nell'avanzare questa nostra richiesta, negli ultimi anni - affermano in una nota le associazioni - spesso la risposta ricevuta dai fautori del progetto era stata che le penali sono troppo alte. Ma l'inchiesta pubblicata sul numero di gennaio del mensile Altreconomia dimostra qualcosa di completamente diverso. La documentazione relativa alla partecipazione italiana al programma militare più costoso della storia, guidato dagli Usa in compartecipazione con altri 8 Paesi, dimostra che l'uscita del nostro Paese dal programma non comporterebbe oneri ulteriori rispetto a quelli già stanziati e pagati. Un totale, versato a partire dal 2002, che può essere calcolato a oggi in 2,7 miliardi di euro. Ma che non obbliga a una successiva fase di acquisto, come prevede l'accordo fra i Paesi compartecipanti sottoscritto anche dall'Italia il 7 febbraio 2007».

Dubbi sull'F-35. Il Governo italiano potrebbe quindi decidere senza penali di non procedere all'acquisto dei caccia. Norvegia, Canada, Australia e Turchia hanno di recente messo in discussione la loro partecipazione al programma, in qualche caso arrivando a una vera e propria sospensione, mentre lo stesso Pentagono ha espresso forte preoccupazione per i problemi tecnici, i ritardi e costi crescenti a dismisura di un progetto che avrebbe dovuto essere già a pieno regime. Lo strumento ci sarebbe, dicono, ed è la mozione 408 presentata nel luglio 2010 alla Camera da Savino Pezzotta, che chiede al Governo di sospendere il progetto di acquisto. Una mozione che, dopo essere stata calendarizzata per febbraio 2011, è in seguito sparita dal programma dei lavori della Camera.