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L'ammiraglio Biraghi: «Servono contro il terrorismo»

Dieci fregate o la Marina è in crisi

«Ogni unità costa 350 milioni di euro a causa dell'elettronica Dobbiamo essere certi di mantenere gli impegni di spesa per i prossimi quindici anni»
«Il traffico di merci e petrolio è vitale per la nostra economia e per l'Occidente Se qualcuno riesce a bloccarlo ha fermato una arteria vitale»
Francesco Grignetti
Fonte: La Stampa - 09 dicembre 2004

Il Mediterraneo è solcato quotidianamente da migliaia di navi. Si calcolano ben 250 petroliere in navigazione ogni giorno. E poi traghetti, portacontainer, navi carboniere, da crociera, portagranaglie. Un intensissimo traffico. Eppure manca un sistema unitario di controllo. Ogni Stato - ce ne sono venticinque, che si affacciano sul Mediterraneo, Mar Nero compreso - fa da sé. O meglio, faceva da sé. E' nato per ispirazione della Marina militare italiana il Vrtmc, sigla impronunciabile, che sta per Virtual regional maritime traffic center. Stanno per allestire una super-sala operativa, tutta computer e satelliti, che dovrà raccogliere informazioni su queste migliaia di imbarcazioni e poi dirigere le eventuali ispezioni. Perché tutto il sistema è finalizzato a tenere il traffico mercantile sotto controllo. Contro il pericolo del terrorismo in mare. Ma a questo scopo servono le navi. E qui vengono le dolentì note. La Marina ha appena varato la portaerei «Cavour» e il sommergibile «Sciré». Ora progetta la costruzione di dieci fregate, navi da guerra di medie dimensioni. «Ci servono assolutamente - dice l'ammiraglio Sergio Biraghi, capo di stato maggiore della Marina - perché le fregate sono il cuore della flotta, la forza portante. Quelle che abbiamo sono vecchie e non possono durare oltre i trent'anni».

Dunque, ammiraglio, vi servono nuove fregate.
«E' Stato appena siglato un accordo italo-francese che prevede la costruzione di dieci nuove navi per noi e diciassette per loro. Metteremo in comune le tecnologie per avere mezzi all'avanguardia. Sono troppe? Considerate che un tempo di fregata ne avevamo dodici, salite a sedici per un motivo contingente, e cioè che erano rimaste sul groppone della Fincantieri quattro fregate costruite per l'Iraq di Saddam e mai pagate. Quelle, alla fine, le comprammo noi. Ora dobbiamo sostituire l'intera linea e ci accontentiamo di dieci nuove fregate. Ma questo è il numero minimo per poter operare seriamente e rispondere agli impegni internazionali».

Un bell'investimento.
«Effettivamente è un programma corposo, che però dà un buon taglio sui costi. Ma per ottenere le economie di scala, ovviamente, bisogna restare fedeli al progetto originario e ai volumi. Per dirla tutta, questi sono i preventivi se restiamo al pacchetto delle ventisette fregate, senza lasciare per strada i francesi e tentare vie nazionali. Altrimenti i costi unitari salgono. Abbiamo applicato lo stesso metodo ai sommergibili, di progetto italo-tedesco: loro ne hanno acquistati quattro, noi due».

Scusi, ammiraglio, ma quali sono i costi? Dalle sue parole si deduce che lei è preoccupato.
«Ognuna di queste fregate costerà 350 milioni di euro, tutto compreso, armamenti inclusi. Dovrebbe essere un programma pluriennale, che ci impegnerà per i prossimi quindici anni. E anche questo aspetto va sottolineato: dobbiamo essere in grado di mantenere gli impegni di spesa per tutti i prossimi quindici anni».

Intende dire che auspica una legge speciale come quella che s'inventò Spadolini negli anni Settanta?
«No, non ce n'è bisogno. Importante è che, una volta deciso, arrivino gli stanziamenti con regolarità. Il programma tenuinera nel 2017 ».

Lei capisce, però, con i tempi che corrono, e il bilancio dello Stato che piange, queste cifre spaventano. Tre miliardi e mezzo di euro in quindici anni. Com'è possibile che costino così care, le vostre fregate?
«Scafo e motori sono il meno. Quello che costa cara è l'elettronica. Le navi da guerra ne sono piene: sistemi satellitare, di comunicazione, di riconoscimento dei pericoli, di puntamento, di difesa elettronica. E poi i radar. A bordo abbiamo decine di postazioni informatiche. Questa è la guerra moderna. Tutti vogliamo le armi "intelligenti", lo dico tra virgolette, che arrivano più o meno dove indichiamo, riducendo di un po' i margini di errori. Ma naturalmente i costi si impennano. Consideri che con il costo di una nostra fregata, l'Aeronautica si compera al massimo quattro aerei. Anche loro sono alle prese con i costi pazzeschi dell'elettronica. D'altra parte dobbiamo anche stare al passo con gli alleati. Se si va in una missione internazionale e poi non hai i sistemi all'altezza..».

Lei vuole dire che senza mezzi, addio ambizioni. Anche quelle apparentemente minori, tipo controllare il traffico mercantile del Mediterraneo.
«E' il nostro compito d'istituto, monitorare e tenere aperte le vie di traffico in mare, Quindi non inventiamo niente. Ora, è chiaro a tutti dal viavai dei traffici illeciti che non riusciamo a controllare quanto accade nel Mediterraneo. E se ci si mette il terrorismo? Il traffico di merci e di petrolio nel Mediterraneo è vitale per l'economia nostra e di tutto l'Occidente. Se qualcuno si mette a fare attentati nel Canale di Sicilia, noi siamo in ginocchio. E' per questo motivo che abbiamo inventato il Vrmtc. L'accordo con gli altri Paesi rivieraschi è stato unanime. Tutti sono molto preoccupati dal rischio del terrorismo in mare. Se qualcuno blocca il Mediterraneo, ha fermato un'arteria vitale. Ma occorrono i mezzi. E torniamo alla questione delle fregate... ».

CLASSE MAESTRALE
Le fregate attualmente in uso alla Marina militare, di classe «Maestrale», sono navi da guerra multiuso, da tremila tonnellate circa, lunghe 122 metri, con un ponte di volo su cui possono atterrare elicotteri e 220 uomini di equipaggio, uno scafo corazzato suddiviso in quindici compartimenti stagni, quattro motori che producono una spinta fino a 50 mila HP, armati con missili Teseo, Albatros, cannoni dì diverso calibro, siluri. E due elicotteri leggeri ricoverabilì nell'hangar di poppa. Sono state costruite dalla Fincantieri nei primi Anni 80. Le nuove fregate italo-francesi almeno per la quota italiana sarebbero costruite dalla Fincantieri saranno navi leggermente più grandi delle precedenti, ma con equipaggi più contenuti, avendo una grandeautomazione a bordo

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