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X GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE NAZIONI UNITE PER LA SENSIBILIZZAZIONE SULLE MINE ANTIPERSONA E LA MINE ACTION

Sulle mine noi ci siamo: l'Italia non può tirarsi indietro

13 aprile 2015
Fonte: Campagna Italiana contro le Mine - 04 aprile 2015

Mine Action NOI CI SIAMO! IL NOSTRO PAESE NON SI TIRA INDIETRO E

RIMANE COSTANTEMENTE IMPEGNATO SULLA MINE ACTION 

 

Si celebra oggi la X Giornata indetta dalle Nazioni Unite per la sensibilizzazione e per l’assistenza nella mine action.Il mondo non dimentica l’orrore delle mine antipersona e degli ordigni inesplosi e, celebrando questa giornata, rinnova l’impegno a mettere fine alle sofferenze di chi, con questi ordigni, convive tutti i giorni.

Per questo motivo la giornata del 4 aprile è segnata da diverse iniziative di attivisti ICBL-CMC, con il coinvolgimento di sopravvissuti ed è- soprattutto- dedicata a rivendicare i diritti e sollecitare risposte alle esigenze delle vittime, per molto tempo passati in secondo piano rispetto l’urgenza delle bonifiche dei territori contaminati, nonché ad impedire che i costruttori di mine e cluster possano ottenere fondi attraverso strumenti finanziari più complessi.

La Campagna Italiana Contro le Mine (CICM), come per i precedenti anni, ha avviato un periodo di attività di sensibilizzazione che va dal 1 marzo (giorno in cui nel 1999 entrava in vigore il Trattato di Ottawa) al 15 -20 aprile. Quest’anno è stato scelto come focus il “disinvestements” lanciando proprio il primo marzo una petizione on-line  per sbloccare l’iter del disegno di legge indirizzato ad impedire il finanziamento ed il sostegno delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e sub-munizioni cluster da parte delle banche, delle SIM, delle società di gestione del risparmio, delle SICAV, dei fondi pensione, delle Fondazioni bancarie e, comunque, di tutti gli intermediari finanziari ferma da 2 anni nel nostro Parlamento. 

Molte adesioni in forma individuale, di associazioni, di parrocchie ed anche riviste. Tra cui Banca Etica, Missione Oggi, Mosaico di Pace, Comune-Info e il Centro di Documentazione Giornalistica. L’iniziativa è stata anche promossa presso il Salone del Risparmio tenutosi presso la Bocconi  a Milano dal  25 al 27 aprile grazie all’ospitalità dello stand di Banca etica distribuendo materiali ed informando quanti interessati con più di 3500 contatti diretti.

La petizione si sta rivelando un successo sia per l’entità dei contatti sia per avere creato un’altra occasione per informare sul problema degli ordigni inesplosi, - dichiara Santina Bianchini – Presidente della Campagna Italiana Contro le mine – Onlus – “ con grande interesse dell’opinione pubblica questo significa una sola cosa che queste armi ed i loro effetti sono avversati e respinti da tutti e che ogni iniziativa seria su questo tema trova il sostegno della società civile e delle associazionismo impegnato per la Pace ed il Disarmo - conclude Bianchini

Recentemente, si è registrato l’uso di mine in Sud Sudan mentre le cluster sono state impiegate il Libia, Siria ed Ucraina ed addirittura il 30 marzo si è verificato il bombardamento su un campo profughi in Yemen ad opera della coalizione guidata dagli Emirati Arabi e denunciato da Human Rights Watch. Sono rimasti uccisi 29 civili, feriti altri  41 tra cui 14 bambini ed 11 donne.

Campagna Mine “Purtroppo la Convenzione di Ginevra ed i suoi protocollo I e II, sono costantemente ignorati – dichiara Giuseppe Schiavello direttore della CICM - Rispetto agli ordigni inesplosi e l’assistenza alle vittime – continua Schiavello – siamo felici di testimoniare l’impegno del nostro Paese espresso attraverso il Ministero degli Esteri e delle Cooperazione, un impegno – continua Schiavello- che non va solo misurato in termini strettamente economici ma nella sua continuità e sforzo di competenzeTutto questo è possibile  anche grazie ad un Fondo dedicato (L.58/01) che ogni anno ci battiamo perché venga mantenuto con una dotazione idonea.”

Unica nota un pochino stonata è la mancata comunicazione sullo stato di avanzamento distruzione dello stock delle munizioni cluster da parte del Ministero della Difesa che, però, recepisce questi dati dallo Stato Maggiore dell’Esercito, - l’Italia ha più volte annunciato che avrebbe terminato la distruzione delle cluster  prima del termine  d’obbligo cioè 8 anni dall’entrata in vigore dello strumento (marzo 2020 per l’Italia ndr) sicuramente sarà così ma sarebbe bello poter aver dati almeno annuali ma su questo aspetto, ma tutto tace” - conclude Schiavello.

La CICM si unisce alla Campagna Internazionale per la Messa al bando delle mine e la Cluster Munition Coalition che attraverso diverse iniziative intendono promuovere l’universalizzazione del Trattato di Ottawa e della Convenzione di messa al Bando delle Munizioni Cluster. 

Inoltre chiediamo che:

tutti gli Stati che ancora non hanno aderito alla Convenzione sulle Munizioni Cluster lo facciano nel più breve tempo possibile, e che si raggiunga il numero di 100 Stati Parte entro la 1 Conferenza di Revisione della Convenzione prevista per settembre 2015.

• gli Stati Parte della Convenzione sulle munizioni a grappolo, agiscano come i guardiani della Convenzione e le sue norme, e vigilino e agiscano contro qualsiasi uso di questi ordigni, come l'uso recente in Ucraina, Libia e Siria;

• gli Stati Parti della Convenzione si impegnino  per aumentare gli sforzi di bonifica dei campi inquinati da munizioni a grappolo, ed migliorare l'assistenza alle vittime. 

Relativamente al Trattato di Ottawa per la messa al bando delle mine:

  • 162 paesi hanno aderito al Trattato.
  • oltre 48 milioni di mine stoccate sono state distrutte; 
  • il numero delle vittime causate giornalmente dalle mine sono scesi da circa 25 persone al giorno (1999) a 9 persone attualmente; inoltre le condizioni di vita di molte vittime sono migliorate. 

Ma, il lavoro non è ancora finito! Per questo chiediamo che: 

• gli Stati Parte del Trattato di Ottawa si impegnino per assicurare il completamento delle operazioni di bonifica  entro il 2025;

• che gli Stati Parte condannino qualunque utilizzo di mine terrestri  come l’ultimo caso registrato in Sud Sudan.

• che gli Stati Parte si impegnino ad affrontare in maniera tempestiva le lacune nei servizi di assistenza alle vittime.

• che tutti i 35 Stati che devono ancora aderire al Trattato, lo facciano senza ulteriori ritardi.

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