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La campagna “banche armate” è promossa a livello nazionale da varie realtà missionarie. «Papa Francesco invita tutti noi a dire no all’indifferenza»

«La mia parrocchia è disarmata. E la tua?»

Fonte: Gente Veneta - 21 marzo 2015

banche armate Don Nandino Capovilla, parroco alla Cita, ha scritto alla sua banca - la Bcc Marcon - per essere sicuro che l’istituto non finanzi produzione e commercio di armi. «Mi hanno risposto rassicurandomi. Invito i parroci a fare altrettanto» 

Papa Francesco ci ha invitato a un no concreto all'indifferenza. E tutti noi possiamo fare qualcosa. Anche le nostre parrocchie. Ad esempio aderendo alla campagna “parrocchie disarmate”. Basta una lettera». A parlare è don Nandino Capovilla, parroco alla Cita di Marghera, che nelle settimane scorse ha scritto una lettera alla banca presso la quale si appoggia la sua parrocchia, per essere certo di non finanziare, con il suo conto corrente, una “banca armata”. La campagna è nazionale ed è portata avanti da Nigrizia, Missione oggi, Mosaico che da tempo denunciano come numerose banche italiane sostengano l'export bellico. Numerose banche, ma non tutte. Da qui l'invito alle parrocchie – ma si può estendere ai singoli correntisti – di verificare le finalità finanziarie del proprio istituto di credito, per essere sicuri che non figuri nell'elenco delle “banche armate”, e poi scegliere di conseguenza.
Don Capovilla l'ha fatto e, circa un mese fa, a inizio Quaresima, ha inviato una lettera alla Banca di Credito Cooperativo di Marcon, che ha una filiale anche a Marghera, per assicurarsi della scelta fatta. 

«Anche quest'anno – ricorda don Nandino nel testo – nella Relazione sull’export italiano di armi del 2014, presentata dal presidente del Consiglio in Parlamento, è evidenziato il coinvolgimento di istituti bancari del nostro paese in transazioni che alimentano le industrie di armi italiane». Nell'elenco non figura la Bcc Marcon, ma don Nandino vuole esserne certo e allora si rivolge al direttore: «Sento un forte dovere di coscienza: essere certo che la banca su cui ci appoggiamo come parrocchia, non sia una cosiddetta “banca armata”. Non vorrei infatti essere connivente e complice nel sistema di produzione ed export italiano di armamenti, spesso illegale e sempre finalizzato ad alimentare guerre e conflitti nelle zone del mondo più bisognose non di armi ma di pace».
La banca non è rimasta in sensibile e, pur con i suoi tempi, un mese dopo ha risposto. Nella lettera firmata dal presidente della Bcc Marcon, Paolo Ceolin, si cita lo Statuto sociale della cooperativa di credito che definisce le finalità stesse della banca, ispirate alla «mutualità senza fini di speculazione privata, perseguendo il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche, e promuovendo lo sviluppo della cooperazione e l'educazione al risparmio e alla previdenza...», sottolineando come non vi sia «traccia di ricerca del profitto, di dividendi agli azionisti, di finanziarizzazione dell'economia». 

Il presidente si richiama ai principi ispiratori del gruppo cooperativo, che «ci impediscono moralmente, ma anche formalmente, di essere coinvolti in attività economiche e finanziarie contrarie alle nostre regole fondanti. Quindi – ecco la parte più importante – non rientra nei nostri scopi sostenere con il credito o con le attività di incasso e pagamento aziende coinvolte nella produzione o nella vendita di armi. Confermiamo che anche sul lato pratico – aggiunge – non vi è alcun nostro cliente ascrivibile alle oggettive classificazioni economiche riconducibili a fabbricazione o commercio di armi, sistemi d'arma, munizioni, articoli militari». 

La “palla” ora passa alle altre parrocchie della diocesi, che possono fare altrettanto scrivendo al proprio direttore di banca una lettera analoga a quella scritta da don Capovilla, e intanto farsi una ricerca in internet per verificare la presenza o meno della loro banca nella “lista nera”.  «Lo considero un gesto forte, per la Quaresima ma non solo, che risponde in modo concreto all'appello di Papa Francesco – chiude don Capovilla – a non essere indifferenti». (S.S.L.) 

«E’ un gesto forte, per la Quaresima, ma non solo. Risponde in modo concreto all’invito di Papa Francesco a non essere indifferenti» 

 

Gente Veneta don Nandino Capovilla


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