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«Per difendere la pace serve un ministero»

La richiesta dell’associazione Giovanni XXIII
Fonte: Avvenire - 16 febbraio 2014

Un’alternativa alle armi per costruire una pace vera. Attraverso un modello di difesa nonviolento, il ruolo dei civili nei conflitti e l’educazione come strategia per costruire il diritto alla pace. E una seria analisi dell’industria bellica. Perché «la miglior difesa è la pace», è convinta la comunità Papa Giovanni XXIII che ha così intitolato un convegno organizzato a Rimini. «Chiediamo al governo che si formerà di istituire il Ministero per la Pace, e un ministro che creda veramente alla pace» è la richiesta lanciata da Paolo Ramonda, il responsabile generale della comunità fondata da don Oreste Benzi, associazione che da oltre 20 anni è impegnata concretamente con centinaia di giovani in situazioni di conflitto attraverso Operazione Colomba, il corpo nonviolento dipace, e il progetto di servizio civile all’estero dei Caschi Bianchi. «Non è sufficiente esprimere un no alla guerra e agli armamenti – è chiaro Giovanni Paolo Ramonda –, bisogna prima esplorare le alternative: sospendere l’acquisto degli F35, investire sul servizio civile e sulla difesa civile non armata e nonviolenta, istituire corpi civili di pace italiani ed europei». Troppi 26 mld di euro annui spesi in armi, pari all’1,1% del PIL, «una cifra assurda: diamo un taglio ai privilegi, ridistribuiamo le risorse». I due(ormai ex) ministri attesi a Rimini non hanno potuto rispondere: Mario Mauro (Difesa) aveva declinato l’invito, mentre Cecilie Kyenge ha dato forfait all’ultimo istante.

Convegno Pace Per parlare di pace bisogna prima analizzare la guerra. E capire come funziona la difesa, o presunta tale, l’obiettivo di Sergio Finardi, direttore del centro internazionale di ricerca TransArms di Chicago, che si occupa in particolare di scenari strategici. Il testimone è passato a David Fernandez Puyana, rappresentante del governo del Costarica, unico paese senza esercito (dal 1949) e che ha tra i principi costituzionali il diritto alla Pace. «L’introduzione nella legge di stabilità di un finanziamento (9 milioni per il triennio 201416, ndr) a favore di 500 volontari da impegnare in azione di pace – ha detto Nicola Lapenta, responsabile dei servizio civile Papa Giovanni XXIII – è un fatto storico. Potrebbe emergere un modo di difesa alternativo al modello militare».Il coordinatore nazionale di Pax Christi don Renato Sacco annota: «L’Italia non è certo un Paese dove non s’investe negli armamenti». Sul banco degli imputati finiscono anche i costi degli armamenti. Al prezzo di un cacciabombardiere F-35 (ovvero 160 milioni di dollari), si potrebbero realizzare 183 asili nido, stipendi per insegnanti compresi. L’Italia ne ha 131.

Investire sulla pace non solo è giusto, ma anche “conveniente”. Un milione di dollari investito in spese militari produce 8,3 posti di lavoro che diventano 15 quando si investe in educazione. E tutti ciò – è la ricetta di Fracesco Vignarca, coordinatore della Rete italiana per il disarmo – non va a scapito della difesa. «Investire nella difesa significa investire nel welfare, nella protezione delle fasce deboli, nel lavoro».

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