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Armi, niente crisi: esportazioni in crescita verso i paesi instabili

Solo nel bresciano 233 milioni di giro d'affari. Lo dicono i dati Istat commentati dall'Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa. Beretta (Opal): "Non serve meno burocrazia, ma maggiore trasparenza"
LB
Fonte: Redattore Sociale - 07 gennaio 2014

La "armi spa" non è per niente in crisi. Anzi, il mercato delle esportazioni dalla provincia di Brescia è in salute e verso Paesi instabili è addirittura in crescita. Lo dice Giorgio Beretta di Opal (Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa). "Si nota un deciso aumento soprattutto in zone a rischio - continua Beretta- . Questo mercato dovrebbe essere regolamentato e avere come unico scopo favorire la sicurezza, non può essere un ambito in cui creare posti di lavoro e fare business". Sarebbe diverso, prosegue, se le armi fossero "tracciabili lungo tutta la filiera". Il totale delle esportazioni di armi e munizioni dalla provincia di Brescia al resto del mondo nei tre trimestri del 2013 è stato di 223 milioni di euro, in crescita rispetto ai 186 milioni del 2011 e in leggera diminuzione rispetto a 232 milioni del 2012.

armi italiane Quest'anno è l'Egitto a subire un'impennata di vendite (il valore di armi e munizioni acquistate dalla provincia di Brescia supera i 3,9 milioni di euro), insieme a Kuwait (3,9 milioni), Emirati Arabi Uniti (1,5 milioni) e Oman (1,3 milioni) e Turchia (oltre 20 milioni: è il secondo acquirente delle armi bresciane dopo gli Stati Uniti, che acquistano per 36,5 milioni di euro). In Libano, nonostante l'embargo di armi, sono state inviate dalla provincia di Brescia anche nel 2013 armi e munizioni per oltre 1,9 milioni di euro.

È lungo l'elenco di Paesi instabili, che confinano con zone di conflitto o sotto embargo con cui le aziende di armi della provincia di Brescia continuano a fare affari. "A chi vengono vendute? In che modo? Chi ha dato le autorizzazioni? Sono queste le domande a cui bisognerebbe rispondere", prosegue Beretta. Il dato complessivo "armi e munizioni" non aiuta a fare luce. "Tutti i report che si pubblicano sull'esportazione di armi, da quello dell'Unione europea al dato Istat e alla relazione della Presidenza del Consiglio, non permettono di capire che tipo di merce è stata venduta", continua. Così sorge spontanea una domanda all'analista di Opal: sono tutte armi a uso sportivo per caccia o collezionismo?

Per questo la richiesta di Opal è rendere più stringente la legge 110 del 1975 che regola la vendita di armi e munizioni destinate a scopi non militari. Tra queste, ci sono anche le armi semiautomatiche, categoria borderline in quanto poco differente rispetto alle automatiche utilizzate nei conflitti.  

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