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Traffico armi in Iran: verso processo ex dirigente di Beretta

L'ex dirigente della Beretta Alessandro Bon, assieme ad altre otto persone, è accusato di aver venduto all'Iran armi "dual use", destinate sia all'uso militare che a quello civile
Fonte: Brescia Today - 03 luglio 2013

Con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico in Iran di materiali di armamento "dual use", e cioé che "possono essere destinati tanto ad uso militare che ad uso civile", la Procura di Milano ha chiuso le indagini, in vista della richiesta di rinvio a giudizio, nei confronti di nove persone tra cui il giornalista iraniano Nejad Hamid Masoumi, il suo connazionale Ali Damirchiloo e l'ex dirigente della Beretta Alessandro Bon.

Traffico armi italiane L'avviso di conclusione dell'inchiesta, notificato qualche tempo fa (ma di cui si è avuta notizia ieri), riguarda anche la compagna e un socio di Bon, Arnaldo La Scala, un avvocato torinese, Raffaele Rossi Patriarca e Guglielmo Savi, titolare di una società di telecomunicazioni e altri due imputati iraniani.

I primi sette nel marzo di tre anni fa finirono in cella (meno di due mesi dopo furono posti ai domiciliari e ora sono liberi) su richiesta dell'allora procuratore aggiunto Armando Spataro, mentre gli ultimi due, anche loro destinatari di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, risultano tuttora latitanti.

Secondo l'ipotesi degli inquirenti Masoumi, giornalista allora accreditato presso la sala stampa estera di Roma per la Tv di Stato iraniana 'Irib' (il cui arresto creò un caso diplomatico) e i suoi coimputati connazionali, sarebbero stati, almeno dal 2007, i "finali acquirenti dei materiali nell'interesse del governo iraniano" dal gruppo di indagati italiani.

L'"illegale esportazione" in Iran, come si legge nel capo di imputazione, sarebbe avvenuta attraverso giro di 'triangolazioni internazionali', tra Milano, le province di Monza, Brescia, Varese, Piacenza, Ginevra, Bucarest, Londra e Dubai (da dove partivano le spedizioni per l'Iran), in modo da aggirare l'embargo per la vendita di armi a Teheran.

Il traffico avrebbe convogliato in Iran puntatori laser, giubbotti e autorespiratori, paracaduti ed elicotteri materiale di cui inizialmente si sospettava fosse per uso militare e ora, in seguito a una serie di consulenze e accertamenti anche complicati, catalogato come "dual use" ma di cui comunque è ed era vietata l'esportazione. Nell'indagine era spuntato anche il nome dell'ex assessore lombardo Pier Gianni Prosperini. Ora alcuni degli indagati hanno chiesto di essere interrogati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli attuale titolare del procedimento.

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