Spending review, cacciate i Caccia

Tommaso Di Francesco
Fonte: Il Manifesto - 01 maggio 2012

Raccontano le rassicuranti cronache che Piero Giarda, ministro per i rapporti con il Parlamento, non riesca a dormire la notte nel tentativo di preparare il suo rapporto «Elementi per una revisione della spesa pubblica». Sostenuto nello sforzo dal viceministro dell'Economia Grilli e dal ministro della Funzione pubblica Patroni Griffi, si è avventurato nella missione spending review, vale a dire i tagli alla spesa pubblica dello stato e alla fine questo sforzo diventerà un provvedimento legge. Sempre per il «bene collettivo», si è insediata ieri una task force, una specie di soviet supremo dei tagli. E il tutto, con l'obiettivo dichiarato di disinnescare l'aumento dell'Iva al 23% e di trovare almeno un miliardo da destinare alla famosa «crescita» dell'economia. NO aerei

Già emerge che la forbice affonderà le lame nei settori della scuola, della giustizia, dell'Inps, della sicurezza dei cittadini, per razionalizzare le spese improduttive e cancellare o ridurre gli sprechi, proprio mentre la Bce preme perché vengano drasticamente ridimensionate le Province. Un'opera dolorosa, «necessaria» e «oggettiva» per la quale il ministro Giarda si muoverà, rassicura il Pd, con il «cacciavite, non con la mazza».
Noi, che abbiamo a cuore la salute del ministro «tecnico», ma che non pensiamo che una revisione di spesa sia un problema tecnico e tanto meno oggettivo, vorremo modestamente consigliarlo di tagliare la spesa più inutile, prevista in Finanziaria dallo schieramento bipartisan che sostiene il governo Monti: 10 miliardi di euro - quasi la metà dell'impegno di spesa dell'intera Finanziaria - per l'acquisto di ben 90 F-35, i cacciabombardieri di nuova generazione che possono armare testate nucleari e che sono programmati per colpire per primi. «Servono per la difesa», sostiene il ministro ammiraglio Di Paola, in realtà sono i più moderni strumenti della guerra d'offesa e, costi quel che costi, dovranno essere utilizzati nei nuovi, o non ancora terminati, conflitti che si annunciano: questa è la tesi che gli alleati della Nato saranno chiamati a sostenere al vertice strategico dell'Alleanza atlantica del 20 maggio prossimo a Chicago.
Non basta più, visto che siamo alla caccia degli sprechi, che il governo Monti risponda di avere già tagliato la spesa per gli F-35 che, inizialmente dovevano essere 131 per 15 miliardi di euro, così come la scelta di cancellare uomini e ruoli di comando nelle forze armate ma solo per aumentare e razionalizzare le spese per la tecnologia di guerra e di morte.
La sola spending review possibile è quella di rinunciare all'acquisto dei 90 cacciabombardieri F-35. E di cominciare ad interrogarci su quanto ci costa la Nato. Visto che nessuno è in grado di spiegare l'utilità dei risultati sanguinosi ottenuti con le tutte le guerre post-moderne alle quali abbiamo partecipato negli ultimi venti anni, dall'Iraq alla Somalia, dai Balcani all'Afghanistan fino alla Libia. Quali obiettivi abbiamo conseguito, visto che nessuna di queste realtà è stata pacificata dalla scorciatoia scelta della guerra che, al contrario, ha prodotto solo una seminagione di troppi odi e crimini che tali restano anche se saranno impuniti. La guerra si morde la coda, alla fine la sua unica utilità è quella di scrivere in bilancio nuovi e più adeguati strumenti di morte. Quando invece è la pace lo status ottimale della tenuta sociale, quello status che dovrebbe essere salvaguardato e «bandita» invece dovrebbe essere la guerra, recita ancora - per quanto tempo ancora? - la nostra Costituzione.