Arsenali nucleari nel mondo, a Roma un incontro per il disarmo

A 70 anni dalle bombe che, nell’agosto del 1945, distrussero Hiroshima e Nagasaki, la Rete italiana per il disarmo e altri enti hanno organizzato a Roma un convegno intitolato: La strada verso il disarmo nucleare. Confronto tra parlamento, governo, società civile.
Eugenio Murrali
Fonte: Radio Vaticana - 28 ottobre 2015

Si sta per concludere la Settimana Onu per il disarmo, celebrata ogni anno dalle Nazioni Unite, dal 24 al 30 ottobre. A 70 anni dalle bombe che, nell’agosto del 1945, distrussero Hiroshima e Nagasaki, la Rete italiana per il disarmo e altri enti hanno organizzato a Roma un convegno intitolato: La strada verso il disarmo nucleare. Confronto tra parlamento, governo, società civile. Il servizio di Eugenio Murrali

 

La Federation American Scientist stima che nel mondo siano ancora presenti 15 mila 695 armi nucleari. L’accesso ai dati reali però è difficile, a causa del segreto militare. Il 93% delle testate sarebbe in mano a Russia e Stati Uniti, le altre sono divise tra Francia, Cina, Gran Bretagna, Israele, Pakistan, India e Corea del Nord. Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto di ricerche internazionali archivio disarmo, spiega che anche in Italia sono presenti ordigni atomici:

"La maggior parte degli italiani non sa che ci sono delle armi nucleari. Sappiamo da fonte straniera, pubblicamente, che ci sono circa 70 ordigni nucleari nel Nordest del Paese, a Ghedi e ad Aviano, in due basi militari: 50 a disposizione degli squadroni aerei statunitensi e 20 a disposizione degli squadroni aerei italiani."

A Vienna, lo scorso anno, a conclusione della Conferenza dell’iniziativa umanitaria, il governo austriaco ha reso pubblica una Solenne promessa contro le armi nucleari e ha invitato molti Paesi a sottoscriverla, come ci spiega Lisa Clark, vicepresidente dell’associazione Beati i costruttori di pace:

Fungo di speranza "Un documento che veramente ci ha molto colpito. Un governo di uno Stato dice: "Abbiamo capito che veramente per noi non è più sopportabile stare a guardare, quindi noi ci impegneremo per arrivare a uno strumento giuridico internazionale che ci porti verso una messa al bando delle bombe atomiche. Hanno raccolto ormai l'adesione di altri 120 stati. E noi chiediamo all'Italia di essere uno di questi Stati."

Un’importante iniziativa è stata portata avanti inoltre dalla Repubblica delle Isole Marshall, dove negli anni Quaranta e Cinquanta gli Stati Uniti hanno compiuto imponenti test nucleari. Spiega la Clark:

"La Repubblica delle Isole Marshall è stata il poligono di tiro degli Stati Uniti, per 12 anni, per le loro sperimentazioni nucleari. Adesso ha fatto ricorso alla Corte internazionale di giustizia chiedendo di giudicare se le potenze nucleari, che col trattato di non proliferazione si sono impegnate a negoziare, in buona fede, un trattato internazionale per il disarmo nucleare totale, siano adempienti o inadempienti. Era duplice l'accordo di non proliferazione: da un lato tutti gli Stati del mondo si impegnavano a non dotarsi mai di armi nucleari, ma i cinque che le avevano si impegnavano a smantellarle. Allora: gli altri non le hanno costruite – tranne alcune eccezioni: l'India, il Pakistan, Israele, forse la Corea del Nord – ma le cinque che dovevano smantellare le proprie? Che fine ha fatto quell'impegno?"

Le numerosi iniziative che si sono susseguite in questi giorni mirano alla nascita di un trattato internazionale che metta definitivamente al bando le armi nucleari.